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Qualche mese fa ho avuto modo di commentare brevemente l’ennesima presa di posizione dei noti estremisti di prevalente estrazione germanofilo-nazionalista (da me chiamati “nazios”), diretta ad ottenere o addirittura “attuare” la c.d. autodeterminazione per l’Alto Adige (cioè staccare la Provincia di Bolzano – Alto Adige dallo Stato italiano e crearne uno Stato nuovo e indipendente), ed ho definito tale posizione come inattuale e meschina: inattuale in quanto in stridente contrasto con i lodevoli sviluppi storici recenti che portano a ridurre o eliminare i confini e non certo a crearne dei nuovi, e meschina in quanto proveniente da persone che “sputano nel piatto dove mangiano” (chiamate anche “parassiti dell’autonomia” da Gabriele Di Luca).
Nei giorni scorsi c’è stato un ulteriore affondo da parte dei soliti noti, questa volte per voce di tale Martin Graf, esponente del FPÖ (partito “liberale” austriaco) e Terzo Presidente del Nationalrat (camera dei Deputati austriaca). Questi in un’intervista al giornale austriaco “Presse am Sonntag” aveva dichiarato di essere dell’opinione che alla popolazione del Sudtirolo (Alto Adige) verrebbe negato il diritto all’autodeterminazione sin dall’aggiudicazione dell’Alto Adige all’Italia dopo la 1° Guerra Mondiale, e che quindi sarebbe venuta l’ora di chiedere alla popolazione se debba esserci un Tirolo unico. Graf dunque chiedeva neanche troppo velatamente la (ri-)annessione dell’Alto Adige all’Austria, dando ovviamente per scontato che in una eventuale consultazione popolare la maggioranza degli interessati avrebbe votato a favore di un distacco dall’Italia – ipotesi questa in realtà assai remota se non altro perché economicamente controproducente.
Ebbene, quello che nelle intenzioni dei nazios doveva essere un ulteriore passo verso la c.d. autodeterminazione (concetto come si vede assai confuso, e non solo per quanto riguarda la “meta” che per gli uni consiste in un nuovo [micro-]Stato e per gli altri in un “ritorno” alla “patria” Austria), si è invece trasformato in un autentico boomerang che ha inferto il colpo mortale alle velleità secessioniste dei nazios.
Infatti, mentre finora l’Essfaupè (SVP, partito di maggioranza relativa in Alto Adige) si era trincerata dietro un “siamo per l’autonomia dell’Alto Adige ma per noi rimane irrinunciabile il diritto all’autodeterminazione”, di fronte alla concreta possibilità che si possa arrivare ad una modifica dei confini tra l’Italia e l’Austria – con conseguente perdita dei noti privilegi di cui l’SVP è la prima e principale beneficiaria – ci si è visti costretti a difendere l’autonomia, e dunque lo Stato italiano, ed a contrastare le ambizioni secessioniste come mai in passato era accaduto.
Sintomatico al riguardo appare il comportamento di uno dei massimi esponenti del partito nonché Presidente della Giunta provinciale, Luis Durnwalder, il quale dapprima e per alcune settimane non aveva rilasciato alcun commento in proposito ma, dopo che la situazione rischiava di prendere una pericolosa dinamica ed a seguito di decise prese di posizione anti-secessioniste di altri esponenti del partito, si è dovuto schierare senza mezzi termini dalla parte degli “autonomisti”, con un vero voltafaccia cui è stato dato ampio spazio nel giornale locale “Dolomiten”.
In quell’articolo Durnwalder, dopo aver tacciato l’uscita di Graf come “politica disonesta”, dichiara tra l’altro che la proposta in questione sarebbe irrealistica e irresponsabile, che né l’Austria né la maggioranza della popolazione altoatesina sarebbero d’accordo con una “politica talmente incerta” e che egli sarebbe favorevole a continuare sulla strada dello Statuto di autonomia.
Tale presa di posizione viene rinfrancata da altri esponenti politici di spicco “di qua e di la del Brennero”, tra cui il Governatore del Tirolo, Günther Platter, e il Ministro degli Esteri austriaco, Michael Spindelegger.
Un rifiuto netto e definitivo alle velleità secessioniste, dunque, da parte degli esponenti politici più rappresentativi … e pensare che quel “parassita dell’autonomia” Sven Knoll, rappresentante del partito “Süd-Tiroler Freiheit” ed eletto al Consiglio della Provincia autonoma di Bolzano, ancora poco prima delle elezioni provinciali 2008 si era vantato – in una discussione pubblica presso il centro scolastico di Malles, cui lo scrivente partecipava quale rappresentante dell’IdV – che una volta entrato in Consiglio provinciale avrebbe fatto in modo che l’autodeterminazione fosse “attuata” quanto prima e comunque nel giro di pochi anni.
Ora invece, al contrario, Knoll ha contribuito assieme ai suoi amici nazios ad affossare l’idea secessionista ed a spintonarla nelle stanze cupe del nazionalismo pangermanico dove rimarrà relegata per molti anni. Complimenti!
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Seit einiger Zeit geistern wieder verstärkt Forderungen nach einem sog. Freistaat Südtirol (also die Loslösung aus dem italienischen Staatsgebilde und die Schaffung eines eigenen “Staates Südtirol”) durch die Medien. An sich nichts Neues, da seit den 1960er-Jahren versucht wurde, ähnliche Forderungen in immer wieder neuer Gestalt und teils mit terroristischer Gewalt durchzusetzen. Neu ist, dass derlei Forderungen letzthin auch von Mitbürger/inne/n unterstützt werden, von denen man es eigentlich nicht erwarten würde, so etwa von den “Jungen Grünen” Südtirols oder der Chefredaktion des Wochenmagazins ff.
Ich behalte mir eine ausführliche Stellungnahme vor, da mir dazu gegenwärtig die Zeit fehlt (es stehen ja u.a. die Wahlen zum EU-Parlament an, bei denen wir als “Italia dei Valori Südtirol” gut mitmischen möchten), aber soviel vorab: Ich betrachte genannte Forderungen als völlig unzeitgemäß und schäbig:
– unzeitgemäß, weil Grenzen immer mehr abgebaut werden (nicht nur in Europa) und da wäre ein neuer Staat mit neuen Grenzen wohl ziemlich fehl am Platze;
– schäbig, weil in niederträchtiger Weise versucht wird, die gegenwärtige weltweite Wirtschaftskrise gegen Italien auszuspielen (etwa mit den Phrasen wonach Italien “bankrott” sei oder zu strenge Gesetze bezüglich Rauchverbot und Promillegrenze im Straßenverkehr habe).
Dass das Freistaat-Geschwätz teils von Leuten kommt, die einerseits gegen den Staat Italien geifern und andererseits auf dessen Kosten leben (wie der Landtagsabgeordnete der “Südtiroler Freiheit” Sven Knoll, der sich mit seinen fast 30 Jahren als “Student” ausgibt, also praktisch arbeitslos ist, aber als Abgeordneter monatlich ca. 8.000 Euro netto kassiert), macht das Ganze nur noch unglaubwürdiger.
Einen treffenden Leserbrief hat diesbezüglich Dr. Karl Trojer aus Terlan geschrieben, weshalb ich den betreffenden Text anbei wiedergebe:
Leserbrief Dr. Karl Trojer | 2009-03-31
Abtrennung
Selbstbestimmung
von Karl Trojer, Terlan
Zurzeit ist das Wort „Selbstbestimmung“ in aller Munde. Welches „Selbst“ ist jeweils gemeint? Worüber soll „bestimmt“ werden? Darüber besteht Verwirrung. Mit „Selbstbestimmung“ kann man nicht marktschreierisch umgehen. Selbstbestimmung im Sinne einer Abtrennung Südtirols von Italien ist aus europäischer Sicht und rechtlich nicht realistisch. Da frage ich mich: Ist so ein Spiel mit „Selbstbestimmung“ fair oder schamlos unehrlich oder ganz einfach dumm? Soll Europa in ein Chaos von Kleinstaaten oder extrem ungleichen Regionen (Südtirol, Padania, Bayern …) zerfallen? Das derzeitige Europa mag alle möglichen Mängel haben (wer von uns hat diese nicht?), es ist aber eines der wenigen nachhaltigen Friedensprojekte dieser Erde, und dies trotz der „Staaten“, die im Sinne von Subsidiarität und Solidarität eine hierarchische Mittlerfunktion wahrzunehmen haben. Es ist unsere Aufgabe, unsere Autonomie zu leben und gemeinsam weiterzuentwickeln. Andernfalls entstehen neue Risse durch unsere Familien, wie sie sich aus der Situation Optanten/Dableiber ergeben hatten.
Nachtrag 2009-05-14:
Trefflich auch ein Leserbrief von Dr. Egmont Jenny, Urgestein der Südtiroler Sozialdemokratie; auch diesen Beitrag gebe ich nachfolgend wieder.
Leserbrief Dr. Egmont Jenny | 2009-05-14
Selbstbestimmung
Zündeln
von Dr. Egmont Jenny, Dorf Tirol
Seit Monaten bestimmen die beiden L.-Abg. Eva Klotz und Sven Knoll, die als „Südtiroler Freiheit“ 4,9 Prozent der Südtiroler Wähler vertreten, die politische Agenda in Südtirol. Das Rezept dafür ist ebenso einfach wie simpel: Unter dem Deckmantel eines fragwürdigen Antifaschismus werden laufend antiitalienische Provokationen lanciert, die prompt die heftige Reaktion der italienischen Rechten auslösen. Im Zeichen dieser permanenten ethnischen Auseinandersetzung wollen diese Kreise nicht näher definierte Selbstbestimmungsphantasien verwirklichen, die mit den Grundprinzipien des Vereinten Europa unvereinbar sind. Dabei wird bewusst ignoriert, dass die österreichisch-deutsche Minderheit in Italien bereits heute durch ihre autonomen Institutionen ihre politische, kulturelle und wirtschaftliche Entwicklung weitgehend selbst bestimmt. Es ist klar, dass durch dieses unverantwortliche Treiben die Beziehungen zwischen den Volksgruppen und die autonomen Institutionen schwersten Schaden nehmen. Es ist erfreulich, dass endlich maßgebende Politiker der SVP, aber auch einzelne Bürger offen für die Verteidigung dieser Autonomie eintreten, während dagegen die rechtslastigen deutschen Oppositionsparteien aus dieser nationalistischen Hetze parteipolitisches Kapital schlagen.
Shortlink: http://wp.me/pdCW4-63
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